Il Palazzo (Notizie storiche)

Casino Mediceo di San Marco (Casino delle Regie guardie, palazzo del Buontalenti, palazzo della Corte d'Appello

In quest'area era la famosa Accademia degli Orti Medicei, presieduta da Bertoldo e voluta da Lorenzo il Magnifico per i suoi artisti, delimitata da alcune piccole costruzioni per lo più prospicienti via degli Arazzieri e di pertinenza della Compagnia di Tessitori di Drappi. Queste erano state acquistate da Ottaviano de' Medici e quindi pervenute tra i beni del duca Cosimo I.

L'edificio che oggi si apprezza e che si sviluppa con un lungo fronte sull'attuale via Cavour, è tuttavia da ricondurre a un progetto di Bernardo Buontalenti (1568 -1574), pensato, in sintonia con la storia del luogo, come regale officina e luogo di studio di Francesco I de' Medici.
Per il periodo nel quale fu residenza di varie personalità della famiglia Medici (tra queste don Antonio, figlio di Francesco ma di dubbia legittimità e al quale la proprietà venne ceduta in cambio della rinuncia ai diritti dinastici), Walther Limburger segnala ulteriori lavori eseguiti su progetto di Gherardo Silvani.

Negli interni molte sono le stanze affrescate, in particolare nell'ambito di un ciclo decorativo teso a glorificare i granduchi medicei, promosso dal cardinal Carlo de' Medici essendo ancora vivo il fratello Cosimo II. Ai lavori, iniziati nell'autunno del 1621 e conclusisi nel luglio 1623, presero tra l'altro parte Anastasio Fontebuoni, Michelangelo Cinganelli, Fabrizio Boschi, Matteo Rosselli, Ottavio Vannini e, tra gli aiuti, Bartolomeo Salvestrini, Giovanni Battista Vanni, Jacopo Confortini, Domenico Pugliani e Jacopo Vignali.
Filippo Tarchiani, sempre entro il 1623, eseguì la decorazione della cappella con Storie della vita di San Giuseppe.
Alla morte del cardinale Carlo l'edificio fu spogliato dei suoi arredi e per lungo rimase inutilizzato, quindi, con i Lorena, fu destinato prima a caserma della Guardia Nobile (fino al 1846) poi ad ospitare gli uffici della Dogana.

Negli anni di Firenze Capitale la fabbrica - già interessata da lavori diretti nel 1815 da Luigi de Cambray Digny - fu adattata dall'ingegnere Cesare Fortini dipendente dall'architetto Paolo Comotto per accogliere gli uffici del Ministero delle Finanze (e successivamente quelli della Direzione Generale del Demanio e Tasse con lavori diretti dell'ingegnere Vittorio Pistoi dipendente dall'ingegnere Francesco Mazzei): “quest'ultima destinazione tolse completamente ogni grandiosità alle vaste sale che prima vi si ammiravano, poiché fu necessario di adattarvi una numerosa falange d'impiegati, causando una divisione minutissima di locali” (Covoni).

Successivamente divenne sede della Corte d'Appello e, attorno al 1908-1913, nell'ambito di un progetto teso a riunire in un unico luogo le magistrature giudicanti, l'architetto Adolfo Coppedè elaborò un progetto di completo riordinamento della fabbrica quale sede del tribunale civile e penale di Firenze, poi non eseguito, visto che ancora risiede nel complesso la Procura Generale della Repubblica.

Per quanto riguarda gli interventi che hanno interessato la struttura nel corso del Novecento ricordiamo i seguenti cantieri: del 1906, per il restauro dei pietrami delle finestre del piano terreno, del portale e del terrazzo; del 1911 per il restauro della facciata nel suo complesso; del 1939-1940 per ulteriori interventi sul fronte; del gennaio 1941 per il restauro dei mensoloni.
Del 21 settembre 1942 è una proposta di legge per la cessione del complesso demaniale al Comune di Firenze.
Del 4 luglio 1962 è una documentazione relativa al controllo della statica delle volte affrescate al piano terreno.

Sulla facciata, intonacata e severa, risalta il bellissimo complesso centrale formato da portone e terrazza (dal 2009 occultato alla vista da un ponteggio), esemplare nel repertorio architettonico figurativo del Buontalenti, nonostante apparisse “troppo grave, ornato bizzarramente e con profili insignificanti e privi di grazia” a Federico Fantozzi (1842).
Ben diverso il giudizio frutto della sensibilità moderna, così sintetizzato nelle parole di Carlo Cresti (in Firenze 1992): “Un portale con accartocciamenti quasi cartilaginei, mensole inginocchiate con teste e zampe animalesche, conchiglioni di pietra e festoni appesi sotto le balaustre inginocchiate, musi di ariete messi in conclusione delle mostre verticali di finestre, una bertuccia che emerge da sotto le valve di una lignea conchiglia (a figurare il passaggio dall'elemento inanimato a quello animato) stanno a rispecchiare le inclinazioni eccentriche e saturnine del principe, e a simboleggiare le attività ‘magiche' che si svolgevano entro questa elitaria ‘officina'”.
Nel cortile è una fontana con una statua di Diana attribuita alla scuola del Giambologna.

Fonte:
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
a cura di Claudio Paolini
Sito web:
www.palazzospinelli.org/architetture
Articolo Wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Casino_Mediceo